Rapporto Coop: italiani ancora fiduciosi, ma i consumi calano drasticamente e uno su cinque fa uso abituale di psicofarmaci

Rapporto Coop: italiani ancora fiduciosi, ma i consumi calano drasticamente e uno su cinque fa uso abituale di psicofarmaci

La crescita dell’inflazione solo negli ultimi 2 anni ha abbattuto il potere d’acquisto in una misura pari a 6.700 euro procapite. E l’impatto dei prezzi trascina quasi la metà degli italiani (27 milioni di persone, in crescita del 50% rispetto al 2021) in una condizione di disagio e li costringe a rinunciare allo standard di vita ritenuti accettabili almeno in un ambito (cibo, salute, casa, mobilità, tecnologia, socialità e intrattenimento).

Il 10% degli italiani dichiara di non arrivare a fine mese e un ulteriore il 23% ci arriva ma teme costantemente di non farcela. Anche se in un qualche modo si sbarca il lunario si fanno grandi rinunce (20%) o comunque dei sacrifici. Infatti, solo un italiano su quattro dichiara di fare senza problemi la vita di qualche anno fa.

Calano le compravendite immobiliari (-14,5% 2023 su 2022 e in prospettiva sul 2024 -4%), si riducono gli acquisti delle auto nuove, cadono gli acquisti dei beni tecnologici. In particolare, le vendite di smartphone nuovi si riducono in quantità del 10% negli ultimi 12 mesi (sono oltre 1,3 mln di telefoni venduti in meno). E, dopo aver riguadagnato nel primo semestre i livelli prepandemici, gli italiani si sono ancora concessi pranzi e cene con estrema oculatezza durante l’estate, ma, passeranno nuovamente l’autunno in casa (il 51% dichiara di ridurre il numero di occasioni conviviali fuori casa nei prossimi 12/18 mesi).

 

 

Ottimisti nonostante le difficoltà

Se gli scenari economici non sono rosei, non sono più rassicuranti quelli geopolitici, con la guerra tra Russia Ucraina e il conflitto in Medio Oriente. Poi ci sono i fenomeni atmosferici estremi innescati dal climate change, le migrazioni e le incognite dell’impatto dell’intelligenza artificiale sul mercato del lavoro.

Eppure “tra molteplici difficoltà gli italiani sono ammirevoli per la tempra emotiva che continuano a manifestare e la sorprendente assenza, almeno sino a qui, di sentimenti di rabbia o rancore sociale”.

La fotografia scattata dal Rapporto Coop 2023 è quella di un Paese certamente inquieto (il 30% si dichiara tale, +6% sul 2022) e dove crescono i timori (dal 20% al 32%), ma che complessivamente vede rafforzarsi i sentimenti di fiducia (36%), serenità (29%), accettazione (23%) e aspettativa positiva (28%).

 

 

Stipendi bassi e prezzi alti: brusca inversione di rotta per le intenzioni di spesa

Nonostante la dichiarata fiducia, nei prossimi mesi le intenzioni di spesa degli italiani fanno segnare una brusca inversione di rotta (36% sono gli italiani che intendono ridurre i consumi al netto dell’inflazione contro solo l’11% che pensa di aumentarli).

La dinamica delle retribuzioni resta ampiamente insufficiente (+2,3% su base annua nel secondo trimestre 2023) e dunque il lavoro, che sinora sembra esserci (nel 2023 sono 23,5 milioni gli occupati, mai così tanti dal 2008), è un lavoro che non paga quanto dovrebbe (il 70% degli occupati dichiara di avere necessità almeno di un’altra mensilità per condurre una vita dignitosa).

Se dunque, dicono gli analisti che hanno curato il rapporto Coop, questo ottimismo “costituisce certamente uno dei grandi punti di forza del sistema Paese” sorgono dubbi che sia uno stato d’animo destinato a durare e in molti casi è smentito dai fatti.

Dall’indagine Coop emerge che 1 italiano su 3 dichiara anche sporadicamente di aver fatto uso di psicofarmaci e 1 su 5 ne fa un uso più o meno abituale. 2 su 3 coloro che sono impegnati a praticare tecniche per la gestione dello stress. E i farmaci per l’ipertensione, per la gastrite e lo stress svettano in cima alla classifica dei medicinali più venduti.

Si risparmia anche sul cibo e si affermano nuove tendenze a tavola

Con l’arrivo dell’autunno – e l’ulteriore aumento dei prezzi – gli italiani sembrano pronti a cambiare nuovamente strategia grazie ad un quotidiano impegno per contenere gli sprechi, alla rinuncia ai prodotti non strettamente necessari e a quelli a maggiore contenuto di servizio. Così la spesa diventa più frequente, l’attenzione al risparmio fa piazza pulita della fedeltà al canale di acquisto, discount e Mdd sembrano ancore di salvezza; otto italiani su 10 indicano nel primo il modo per mitigare l’effetto dell’inflazione, altrettanti acquisteranno più marca del distributore a discapito della marca industriale.

Tuttavia si fanno strada ancora in fasce minoritarie della popolazione, nuove tendenze a tavola. E a fronte del plant-based le cui vendite fanno registrare un +9% anno su anno, appare con evidenza la già avvenuta demonizzazione degli zuccheri (i prodotti sugar free battono tutti i free from) e i segnali in prospettiva parlano chiaro: 15% la percentuale che nei prossimi 12/18 mesi farà uso di prodotti senza o con poco zucchero. Ma anche è chiara la volontà di contribuire con la propria dieta al miglioramento delle sorti del pianeta. Già oggi, 5,1 milioni di italiani dichiarano di alimentarsi a spreco zero, 2,8 si definiscono reducetariani e 1,4 sono i cosiddetti climatariani (ovvero coloro che usano prodotti a basso impatto C02). A questo scopo si rinuncia soprattutto alla carne, il 39% del campione dichiara di essere disposto a ridurne il consumo.

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