Gli assortimenti nel Largo Consumo Confezionato dopo l’emergenza? Sempre più ridotti

Gli assortimenti nel Largo Consumo Confezionato dopo l’emergenza? Sempre più ridotti

La società di ricerche di mercato IRI ha pubblicato negli scorsi giorni un report che indaga il processo di forte contrazione degli assortimenti nei negozi della Distribuzione Moderna.

Un processo iniziato durante la prima fase emergenziale del Covid-19 e del lockdown ma che continua a mostrare i suoi effetti. Ancora oggi, infatti, come riporta il report: «nonostante la fase emergenziale sia rientrata da tempo, l’offerta di prodotti a scaffale nei negozi della Distribuzione Moderna rimane significativamente più bassa rispetto allo scorso anno». Secondo Iri, tuttavia, non si tratta di una novità dovuta (esclusivamente) alla pandemia: «la razionalizzazione degli assortimenti è una tendenza già in atto dal secondo semestre del 2019 e l’emergenza sanitaria ha agito da acceleratore di un processo che era già sotto traccia da tempo. Alla discontinuità verso il basso, registrata fra marzo ed aprile scorsi, non è infatti seguito un completo riassorbimento della tendenza negativa e il numero dei prodotti a scaffale continua a calare, con una velocità più che doppia rispetto a prima della diffusione dell’epidemia».

 

 

Gli scaffali non si rinnovano

Scompaiono referenze e non ne compaiono di nuove, come afferma il report: «facendo un’analisi più approfondita emerge che, in media generale, il numero medio di referenze già esistenti diminuisce del -2,2%; ma il dato più evidente è rappresentato dalla forte riduzione del tasso di rinnovamento degli scaffali. Infatti, il numero medio di nuove referenze, ossia i nuovi prodotti lanciati nel progressivo annuo verso il corrispondente periodo del 2019, si è ridotto del -20,8%. Il congelamento o il rinvio di molte iniziative di lancio, conseguente alla crisi del Coronavirus, sta perciò influenzando in misura tangibile l’evoluzione dell’offerta a scaffale e potrebbe creare spazi che prima o poi dovranno essere colmati».

Quali sono i settori con il maggior calo di referenze? Ortofrutta, Cura Casa e Drogheria Alimentare sono i Reparti con la flessione più marcata del numero di referenze vendute in media per negozio. Iri segnala che: «Il fatto ha carattere di strutturalità perché non è correlato con l’andamento delle vendite. Il calo del referenziamento è perciò indicativo di un processo di razionalizzazione assortimentale di cui però non sono ancora chiari i contorni. Va inoltre sottolineato che il dato è in parte influenzato anche dall’evoluzione del mix dei canali di vendita, con particolare riferimento allo spostamento degli acquisti verso gli Specializzati Casa e Persona e i Discount e alla riduzione delle vendite negli Ipermercati. Tra le categorie che riducono maggiormente l’offerta a scaffale ci sono i Piatti Pronti e i Preparati Alimentari; per citare alcuni esempi, i Piatti Pronti Vegetali segnano un -13,3% (4 Settimane terminanti al 9 agosto 2020), pari a 2,7 referenze in meno rispetto al corrispondente periodo del 2019, mentre i Preparati per Dessert calano del -9% nel periodo di tempo in analisi (-1,3 referenze verso lo stesso mese 2019»).

 

 

Durante la fase del lockdown, sono state le marche industriali a subire il calo più consistente soprattutto per le difficoltà di approvvigionamento. Oggi però la forbice è diminuita e, si legge nel report: «la flessione dei livelli medi assortimentali è molto simile fra Marca Industriale (MI) e Marca del Distributore (MDD)». Tra i reparti sono i Freschi e le Bevande a registrare in modo più marcato il processo di erosione degli assortimenti di Marca Industriale da parte delle Marche del Distributore, mentre seguono la tendenza opposta i reparti cosiddetti “Chimici” (Cura Casa e Cura Persona) e i Gelati/Surgelati.

 

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