Sempre più professionisti della salute usano i social per parlare di prevenzione, benessere, informazione sanitaria. Una presenza in crescita, che richiede attenzione: chi comunica online ha una responsabilità che riguarda la qualità dei contenuti, il rispetto del proprio ruolo e la capacità di distinguersi da chi diffonde messaggi imprecisi o fuorvianti. Se n’è parlato al convegno Comunicare la salute tra etica e fake news, organizzato da Cosmofarma e Assoinfluencer con la partecipazione di Fenagifar, Autentica Agency, Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria.
Ginevra Giannantonio (Fenagifar) ha sottolineato l’importanza di non abbassare il livello di professionalità quando si comunica sui social: «Anche su un social, chi ci segue è qualcuno che cerca risposte. Non possiamo permetterci leggerezze: servono contenuti validati, linguaggio accessibile e formazione continua. Le opportunità ci sono, ma non devono farci dimenticare chi siamo».
Dal punto di vista normativo, Salvatore Pastorello (Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria) ha ricordato che la trasparenza è un principio irrinunciabile. La Digital Chart dello IAP, già in vigore, definisce le regole per rendere riconoscibile la comunicazione commerciale online, anche attraverso hashtag come #adv o #pubblicità. «La pubblicità deve essere sempre identificabile come tale. Questo vale anche per i professionisti sanitari. Chi è coinvolto in collaborazioni con i brand ha il dovere di dichiararlo in modo esplicito». È atteso per l’estate un nuovo codice di condotta, elaborato da AGCOM, che sarà collegato alla Digital Chart e coinvolgerà anche le professioni sanitarie.
Tiziana Iazzetta (Autentica Agency) ha ricordato che fino a pochi anni fa l’idea di un “pharmainfluencer” generava diffidenza. Oggi, ha osservato, la figura del professionista sanitario digitale è invece sempre più accettata, ma va “maneggiata con cura” da parte di chi si approccia ai social: «I social sono luoghi dove circolano anche contenuti fuorvianti. Essere presenti con consapevolezza significa anche contrastare la disinformazione. Non è solo una questione di visibilità, ma di etica e competenza». I creator professionisti, secondo Iazzetta, possono contribuire a colmare il divario informativo, soprattutto in ambiti dove proliferano semplificazioni e falsi miti. «Il pubblico non è solo giovane. Chi cerca contenuti di salute ha bisogno di punti di riferimento affidabili, anche se non mette piede in farmacia».
L’industria, intanto, guarda con crescente interesse alla comunicazione professionale sui social, privilegiando collaborazioni basate su contenuti di qualità. Il tema dei KPI non si esaurisce più nelle visualizzazioni, ma riguarda la capacità di generare fiducia. Il confronto ha messo in luce anche l’utilità di fare rete tra colleghi, sfruttando punti di forza diversi. «La farmacia è di prossimità – ha concluso Giannantonio – ma attraverso i social possiamo costruire una presenza che va oltre i confini fisici. Se collaboriamo tra colleghi, il cittadino riceverà messaggi più solidi e coerenti. È una responsabilità che possiamo condividere».