Com’è cambiata la “Piramide Beauty”? Gli esperti la aggiornano alla luce dei cambiamenti climatici

Com’è cambiata la “Piramide Beauty”? Gli esperti la aggiornano alla luce dei cambiamenti climatici

In principio fu la piramide alimentare, forte di una ricca letteratura scientifica e ormai popolare ai più. Poi venne quella “fitness”, una sorta di spin-off a più libera interpretazione, che ha integrato i fondamenti dietetici con quelli dell’allenamento ottimale. Infine, nel 2014 arrivò la “piramide beauty”. Firmata dalla dermatologa e ricercatrice americana Zoe Diana Draelos, fotografava la situazione di allora riportando in ordine decrescente d’importanza i principi attivi dermocosmetici fondamentali per la salute e la bellezza della pelle. Si tratta di uno schema di facile fruibilità, che negli anni è diventato un punto di riferimento anche per gli specialisti del settore cosmetico e dermocosmetico, inclusi i farmacisti sia in fase di consiglio al cliente sia per mirare le formule dei loro brand. L’articolo originale apparve sulle pagine del prestigioso Journal of Drugs in Dermatology. Lo stesso che a giugno di quest’anno ha pubblicato un altro articolo della stessa autrice, la dottoressa Draelos, che rivede parzialmente la collocazione delle macro-categorie di ingredienti dermocosmetici, concentrandoli su tre livelli, stabilendo nuove gerarchie e includendo alcuni principi attivi che nel frattempo hanno conquistato l’attenzione dei ricercatori. Un aggiornamento che secondo la dermatologa si è reso necessario sia alla luce dei cambiamenti climatici e di stili di vita intervenuti negli ultimi anni,  sia per la scoperta di nuovi fattori che incidono sui meccanismi di rigenerazione e di difesa della pelle dalle aggressioni esterne.

Cosa troviamo al primo piano della scala piramidale

Il concetto di protezione e riparazione resta sempre alla base del modello piramidale e il punto di partenza della routine di cura della pelle. Ma rispetto alla versione più datata, la visuale, come spiega l’autrice nell’articolo, si è ampliata. Allora il focus era la protezione dai raggi UVA/UVB, mentre ora viene esteso al photoaging indotto anche dagli infrarossi e alla luce visibile e alla frazione blu in particolare, che oltretutto proviene sia dalla radiazione solare sia dai dispositivi digitali. Di più: nella scelta di creme, sieri e altri prodotti dermocosmetici protettivi ora “pesa” anche l’aging originato dall’inquinamento atmosferico e dalle alterazioni dei ritmi circadiani e del microbiota intestinale e cutaneo.  «Per questo, nei dermocosmetici “sintonizzati” alle nuove esigenze cutanee, insieme ai blend di filtri fisici e chimici di nuova generazione non possono mancare alcune molecole immunoprotettrici e antiossidanti. Diverse tra quelle elencate nell’articolo sono già ampiamente utilizzate, come l’acido ascorbico (vitamina C), l’alfa-tocoferolo (vitamina E)  e i polifenoli del tè verde. Altre sono dei derivati botanici individuati in tempi più recenti», spiega a Pharmaretail la dermatologa Magda Belmontesi, docente della Scuola Superiore di Medicina Estetica Agorà di Milano. Tra questi ultimi, la dermatologa americana cita il Polypodium leucotomos, estratto da una felce amazzonica, che protegge dai danni indotti dalla luce visibile, e la Deschampsia antartica, una pianta erbacea che cresce in condizioni estreme e sembra sia capace di contrastare le alterazioni morfologiche della pelle indotte dalle particelle inquinanti. «Un altro antiossidante emergente molto interessante, ma di tipo enzimatico, è la S.O.D. (superossi-dismutasi), che blocca le reazioni a catena dei radicali liberi», aggiunge Belmontesi. Sempre alla base della piramide, e dunque delle formule da consigliare per la cura quotidiana della pelle, ci sono i principi attivi che proteggono il microbiota cutaneo, che è fondamentale anche per la bellezza e giovinezza della cute e in particolare per la funzione barriera (e che tra l’altro viene alterato dalle radiazioni UV e dagli inquinanti). «Tra questi rientrano i probiotici (lattobacilli da yogurt), le molecole prebiotiche come i glucani e la nuova categoria dei postbiotici, vale a dire enzimi e peptidi “rielaborati” dai probiotici e per questo ancor più attivi», puntualizza la dermatologa Magda Belmontesi.

Al secondo piano le parole chiave sono: idratare e rinnovare

L’idratazione e l’esfoliazione rappresentano il fulcro della sezione centrale della piramide beauty versione 2.0 e il “cuore” delle formule dermocosmetiche. «Tra gli ingredienti idratanti più efficaci, oltre all’immancabile acido ialuronico, ci sono le cere, i burri e gli oli vegetali, che frenano la perdita d’acqua trans-epidermica (TEWL). Fondamentali anche gli umettanti sostitutivi dell’NMF (Natural Moisturizing Factor, il tasso d’acqua che impregna lo strato corneo), insieme ad aloe, ceramidi e fosfolipidi, che sono anche  lenitivi e riepitelizzanti», conferma Belmontesi. Sullo stesso piano degli idratanti vengono collocati anche gli esfolianti, che stimolando il turnover cellulare attenuano anche le macchie scure. Tra le molecole più efficaci spiccano gli AHA, gli acidi della frutta come il malico e il glicolico, e il retinolo, ma in versione più stabile e attiva rispetto al passato, come quella che deriva dalla combinazione di un estere dell’acido retinoico, l’idrossipinacolone retinoato, e il retinolo in glicosfere o microspugne. «Ottime molecole esfolianti sono anche i poliidrossiacidi acido lattobionico e gluconolattone, che in più idratano in profondità, stimolano il collagene e non essendo fotosensibilizzanti possono essere utilizzati anche in estate», ricorda Belmontesi.

Al vertice le parole d’ordine sono: attivare e rigenerare

Rispetto al 2014, la punta di diamante delle formule   dermocosmetiche oggi include anche le cellule staminali vegetali (per esempio da mela, ciliegia, stella alpina). Segni particolari: sono super concentrate di attivi antiossidanti e rigeneranti, come polifenoli, flavonoidi e fitosteroli, e vengono riprodotte e potenziate in laboratorio con nuove tecniche biotecnologiche, nel pieno rispetto della filosofia eco-friendly. Al vertice piramidale troviamo anche i fattori di crescita: tra quelli già utilizzati nelle formule tecnologicamente più avanzate ci sono il fattore di crescita trasformante β1 (TGF-β1), che induce la migrazione dei cheratinociti, e il fattore di crescita epidermico (EGF). «Al top continuano a svettare anche gli oligopeptidi, che incentivano la rigenerazione della pelle negli strati più profondi e la neoproduzione di collagene e fibre elastiche», conclude la dermatologa Magda Belmontesi.

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AUTORI

Autrice di testi specialistici e giornalista esperta di salute e cosmesi. Collabora da diversi anni con quotidiani e periodici a diffusione nazionale – attualmente per D La Repubblica, Starbene, F, Grazia e Natural Style – per argomenti di benessere, alimentazione, bellezza e dermocosmesi, fitness psicologia e ambiente.