La conferma dal Rapporto europeo: consumare meno antibiotici riduce l’antibiotico-resistenza

La conferma dal Rapporto europeo: consumare meno antibiotici riduce l’antibiotico-resistenza

La lotta all’antibiotico-resistenza passa prima di tutto dalla riduzione del consumo degli stessi antibiotici. A confermarlo i dati di un report europeo che mostrano come nei Paesi in cui è stato ridotto il consumo di antibiotici sia per gli esseri umani, sia per gli animali, si è registrata una riduzione dei batteri resistenti agli antibiotici. Il documento in questione è il JIACRA IV, quarto rapporto congiunto sull’analisi integrata del consumo di farmaci antimicrobici, prodotto su richiesta della Commissione Europea, come collaborazione tra il Centro europeo per prevenzione e controllo delle malattie (Ecdc), Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) e Agenzia europea per i medicinali (Ema).

Necessario un approccio One health

La Resistenza antimicrobica (Amr) costituisce una sfida significativa per la salute pubblica in Europa così come in altre parti del mondo, rappresentando un grave onere sanitario ed economico e una minaccia per la salute degli animali e la produzione alimentare di origine animale. Il principale motore della resistenza antimicrobica è il consumo di antimicrobici (Amc), sia negli esseri umani che negli animali. Riconoscendo che la salute umana e quella animale sono interconnesse, il presente rapporto si basa sull’approccio One Health.

Il rapporto si basa sull’analisi integrata del consumo di antibiotici e della presenza di resistenza antimicrobica nei batteri provenienti da esseri umani e animali da produzione alimentare (JIACRA), per il periodo 2019-2021. Inoltre, per la prima volta include un’analisi congiunta delle tendenze dei consumi e delle resistenze nelle stesse popolazioni in esseri umani e animali nel periodo dal 2014 al 2021.

Il rapporto mostra anche che, negli esseri umani, l’uso di importanti gruppi di antibiotici è associato alla resistenza a questi antibiotici nell’E. coli umano. Allo stesso modo, l’uso di chinoloni, polimixine, aminopenicilline e tetracicline negli animali destinati alla produzione alimentare è associato alla resistenza a questi antibiotici riscontrata nei batteri E. coli negli animali destinati alla produzione alimentare. Inoltre, la resistenza batterica negli esseri umani può essere collegata alla resistenza batterica negli animali destinati alla produzione alimentare. Due esempi evidenziati dal rapporto sono il Campylobacter jejuni e il Campylobacter coli, che possono essere presenti negli animali destinati alla produzione alimentare e possono diffondersi alle persone attraverso il cibo.

L’approccio One Health – implementato attraverso la cooperazione di Ecdc, Efsa ed Ema – e i risultati presentati in questo rapporto richiedono: sforzi continui per contrastare la resistenza antimicrobica a livello nazionale, dell’UE e globale nei settori degli animali destinati all’uomo e alla produzione alimentare; sorveglianza armonizzata del consumo di antimicrobici e della resistenza antimicrobica nei settori umano e animale; studi mirati per comprendere meglio la diffusione della resistenza antimicrobica.

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