Dal “Blé” di Metilene al robot: tre generazioni in farmacia (e una bisnonna allieva di Fermi), #PharmaRetail stories

Dal “Blé” di Metilene al robot: tre generazioni in farmacia (e una bisnonna allieva di Fermi), #PharmaRetail stories

«La prima farmacista in famiglia è stata mia mamma. Nel 1930 ha vinto una borsa di studio per la facoltà di chimica pura alla Sapienza e da Macerata è partita per Roma, era una delle poche studentesse donne e il suo professore di fisica era Enrico Fermi. Dopo la laurea in chimica si è laureata anche in farmacia. ha iniziato a lavorare nella farmacia di mio padre, a Santa Maria degli Angeli, da cosa nasce cosa e si sono innamorati»

La Signora Maria Rita Falini, 81 anni, è da più di 50 anni la farmacista di Rivotorto, un piccolo paese in provincia di Assisi. In zona la conoscono tutti. Lei in farmacia ci è cresciuta, era il suo spazio di gioco da bambina: «Le pillole erano fatte con il “blé di metilene”, ci si imbrattava le mani di blu e a me piaceva un sacco. Preparavamo tutto noi, in tempo di pace e in tempo di guerra, quando mancava tutto, sciroppi, inguenti, cartine, polveri. Mio padre nel 1943 si mise in viaggio con un contadino e due grosse valigie per andare a recuperare a Roma e Milano quello che da noi non riusciva più ad arrivare, ma mitragliarono il treno, lui riuscì a salvarsi e anche a salvare il suo carico prezioso».

Quando la mamma di Rita vince un concorso per un’altra farmacia a Rivotorto, Rita le dà una mano nel tempo libero. Nel frattempo, si laurea in farmacia, mette su famiglia. «Ma la mamma si è ammalata di Parkinson mi sono ritrovata a fare tutto da sola, avevo due bambini, mio marito faceva un altro lavoro e non potevo permettermi un aiuto in farmacia, solo una ragazza per le pulizie e l’ordine. Lavoravo sempre, anche di domenica».

Una vita faticosa, ma con tante gratificazioni: Rita diventa il punto di riferimento del paese. Il medico c’è solo due volte alla settimana e per tutti i problemi di salute le persone si rivolgono a lei: «non c’era il computer e dovevo ricordarmi di scrivere tutto quello che vendevo perché altrimenti quando facevi l’ordine non ti ricordavi che cosa mancava e se non avevi le medicine poi le persone non venivano più».

Suo figlio Edoardo Comparozzi, 56 anni, è cresciuto in farmacia come Rita: «Mi sono laureato a 23 anni in farmacia, non ho mai pensato di fare altro perché adoravo vedere mio nonno lavorare, la farmacia era una passione di famiglia. Ma Edoardo con Rita lavora poco, perché diventa presto titolare di un’altra farmacia a Perugia. In compenso in farmacia con la nonna c’è Leonardo, il figlio di Edoardo, 26 anni, che si sta laureando proprio ora: «Il nostro inizio come farmacisti ha coinciso con due grandi rivoluzioni per la farmacia, il computer nel mio caso, il robot per mio figlio».

Ora la farmacia dove lavorano Rita e il nipote Leonardo è diventata molto più grande, ci lavorano altre dottoresse, Leonardo impara il mestiere e dà una mano con tutto, nonna e nipote filando d’amore e d’accordo: «Sinceramente pensavo che la nonna all’inizio mi sarebbe stata un po’ “con il fiato sul collo”, invece mi lascia fare, immagino anche sbagliare. All’occorrenza sono anche il magazziniere e chiedono a me anche di dare una mano su tutti gli aspetti legati alla tecnologia».

Aggiunge il papà Edoardo: «La nostra professione si evolve alla velocità della luce, ci sono di continuo nuove normative, nuove applicazioni ed è fondamentale rimanere sempre al passo e aggiornarci». Interviene Leonardo: «Io do una mano a nonna sul digitale, lei con il suo esempio mi insegna la relazione con le persone. Ho studiato farmacia, ho le competenze teoriche, ma come trattare le persone che entrano si impara solo davvero facendo questo mestiere». Conclude nonna Rita: «Il segreto è questo: ognuno è diverso, e ogni problema è diverso, dal più grande al più piccolo, non tutte le tossi e i mal di gola sono uguali. Devi capire qual è l’esigenza della persona che hai di fronte, fare tante domande, andare in profondità. Io mi sento ancora in gamba, cammino un’ora tutti i giorni, faccio le parole crociate, amo il mio lavoro. Ma un giorno mi ritirerò e ci sarà Leonardo, e sono sicura che le persone si affezioneranno a lui: è un giro no?».

Una precisazione per i nostri lettori e lettrici: questa non è un’intervista sponsorizzata perché PharmaRetail per sua policy non ospita mai contenuti sponsorizzati: questo ci garantisce sempre una assoluta indipendenza nel decidere quali notizie proporvi.

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