Farmacentro, Mariani: farmacisti a rischio burnout, ottimizzare carichi di lavoro e gestione del team

Farmacentro, Mariani: farmacisti a rischio burnout, ottimizzare carichi di lavoro e gestione del team

PharmaRetail continua a seguire con particolare attenzione la situazione di carenza di farmacisti, la difficoltà a reperire personale da parte di titolari e catene e il perdurare del malcontento tra i collaboratori.

Per inquadrarla nel contesto di una grande rete, con farmacie soprattutto in centro Italia, abbiamo intervistato Marco Mariani, direttore generale di Farmacentro, cooperativa di distribuzione farmaceutica intermedia con tre poli logistici a Perugia, Jesi e Bologna che raccoglie oltre 900 farmacie socie.

Alla cooperativa fa capo Mia Farmacia, una rete di 300 farmacie indipendenti.

 

State riscontrando anche voi problemi di carenza di farmacisti al banco per le farmacie del gruppo?

Per fortuna sulle nostre nove farmacie di proprietà non abbiamo avuto necessità di ricercare personale anche perché quando è accaduto, abbiamo apportato dei correttivi che ci hanno permesso di essere attrattivi. Come Farmacentro abbiamo attivato un servizio di recruiting con la società specializzata GiGroup a favore delle nostre farmacie associate ma abbiamo riscontrato la reale difficoltà a chiudere i contratti per due fattori: domanda e offerta non si incontravano sullo stipendio e una carenza di personale qualificato, cioè in linea con le necessità del titolare. Certamente il ruolo del farmacista ha subito forti modifiche a causa della pandemia, la richiesta di personale è aumentata a causa del maggior carico di lavoro: tanti servizi nuovi come tamponi e vaccini. C’è una forte competizione sulle poche risorse disponibili sul mercato. La stanchezza per turni faticosi, le grandi code fuori dalle farmacie, la necessità di reinventarsi, la paura di fare certe attività con il terrore di contagiarsi: tutto ciò in alcuni collaboratori ha creato il noto fenomeno del burn out.

 

Come state affrontando il problema? 

Sulle nostre farmacie abbiamo favorito una comunicazione aperta e la creazione di  incontri con il personale per rassicurare tutti i membri dello staff perché si sentano ascoltati e protetti. Abbiamo ottimizzato i carichi di lavoro per ridurre lo stress, migliorando l’efficienza e puntando sul garantire la loro sicurezza. Lavoriamo anche per obiettivi al raggiungimento dei quali il personale è incentivato. Stiamo facendo un progetto proprio adesso sulla farmacia San Giorgio di Ancona con la Shackleton Consulting su questo tema, oltre a offrire formazione e aggiornamento continuo, per accrescere la professionalità, migliorare le tecniche di comunicazione, l’empatia e la gestione del lavoro in team.

 

Dal suo punto di vista c’è una disaffezione dei giovani al lavoro al banco?

Secondo me non bisogna generalizzare, ci sono tanti professionisti che lavorano con grande spirito di sacrificio, non dimentichiamo che alcuni farmacisti hanno perso la vita all’inizio della pandemia. Allo stesso tempo abbiamo un fenomeno di carenza di personale trasversale a tutti i comparti industriali e dei servizi.

 

A cosa si può attribuire questa situazione secondo lei?

Alcune ricerche di mercato ci hanno evidenziato che i problemi principali per il canale farmacia sono: una retribuzione inadeguata, gli orari di lavoro che non si conciliano con una vita privata serena, l’esiguità delle prospettive di carriera e l’assenza nella retribuzione di una parte variabile agganciata al raggiungimento di determinati obiettivi. Se pensiamo che lo stipendio “entry level” medio parte da un netto di 1.450 euro al mese, si capisce che per alcuni dipendenti i fattori di stress hanno spinto a mollare e a rinunciare al lavoro in cerca di soluzioni di maggior comfort. Poi, su questa scelta incide molto anche dove lavori e il relativo costo della vita. Ma lo stipendio oggi non lo decide il farmacista collaboratore che vuole entrare, e nemmeno il titolare della farmacia, bensì il mercato.

 

Secondo lei, quali sono le soluzioni strutturali da affrontare per risolvere il problema?

Rendere più partecipi i collaboratori sugli obiettivi e le strategie della farmacia. Fare riunioni di condivisione per coinvolgerli, informarli e ingaggiarli al massimo in merito alla via intrapresa. Creare meccanismi di incentivazione economica individuali e di gruppo, perché il lavoro in farmacia è di squadra ma la squadra vince grazie ai risultati ottenuti dal singolo con impegno e costanza. L’impegno individuale in uno sforzo di gruppo è quello che fa funzionare un’azienda. Sistemi di welfare aziendale e formazione completano il tutto.  Ricordiamoci che un team vincente non si compra, si costruisce.

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