Farmacie, la carenza di collaboratori diventa un’emergenza

Farmacie, la carenza di collaboratori diventa un’emergenza

Nel mondo della farmacia la carenza di collaboratori sta assumendo le dimensioni di una vera e propria emergenza. Per esempio, nelle farmacie di Verona e provincia sono 30 i posti di lavoro vacanti: lo rileva Federfarma Verona.
La professione del farmacista ha subito importanti trasformazioni negli anni della pandemia, che ha cambiato gli orari di lavoro e introdotto nuove mansioni relative ai servizi in farmacia. PharmaRetail ha chiesto un parere ad Angela Noferi, presidente di Conasfa, l’Associazione nazionale professionale farmacisti non titolari.

Una risorsa per la farmacia

Secondo quanto riportato in una nota di Federfarma Verona, il fisiologico cambio generazionale e le nuove opportunità professionali fanno sì che in questo periodo si rendano disponibili per i laureati numerosi posti di lavoro nelle farmacie di tutta la provincia.

«I farmacisti che lavorano oggi in farmacia sono chiamati a rivestire ruoli professionali di spessore, indispensabili alla comunità, con prestazioni sanitarie fino a un paio di anni fa impensabili. Non solo le vaccinazioni con la relativa formazione professionale, ma tutto l’ampio ventaglio della telemedicina che vede il farmacista impegnato nel servizio al paziente insieme al medico specialista», ha dichiarato Elena Vecchioni, presidente di Federfarma Verona. «Holter pressorio, elettrocardiogramma, teledermatologia solo per citare alcune prestazioni molto diffuse e poi le autoanalisi dal colesterolo, alla glicemia, alle intolleranze alimentari. Si tratta di una veste sanitaria allettante che valorizza l’impegno professionale, senza mai dimenticare la fondamentale dispensazione del farmaco».

Spiega Angela Noferi: «Da tempo abbiamo comunicato il problema, perché ora è scoppiata l’emergenza, ma avendo il polso della situazione dietro al banco, ci immaginavamo che saremmo arrivati a questo punto. In generale c’è stanchezza e disaffezione per la professione. D’altra parte, ci troviamo in un momento di opportunità per il farmacista collaboratore, che più di altri momenti storici si trova nella posizione di poter scegliere, vista la grande richiesta».

I motivi di questa carenza di personale nelle farmacie, continua Noferi, sono diversi: «Da una parte sta aumentando il fabbisogno di collaboratori all’interno della azienda farmacia a causa dell’ampliamento degli orari di servizio e per coprire le mansioni derivanti da maggiore offerta di servizi, dall’altra proprio questi cambiamenti hanno fatto emergere alcuni problemi».

Un punto fermo è che «non ci sono meno laureati, mi sono confrontata con diversi rappresentanti delle realtà universitarie e mi hanno confermato che gli iscritti e i laureati ci sono. Ma dopo la laurea c’è un blocco. E se fino a poco tempo fa il collo di bottiglia poteva essere l’esame di Stato, oggi molti farmacisti cominciano lavorando in farmacia per un periodo e poi cambiano». Il lavoro del farmacista è difficile, «le competenze sono infinite, l’orario lungo, si devono ricoprire i 365 giorni, senza festività e ponti. Poi a tanti colleghi viene chiesto di lavorare la domenica per poi recuperare il giorno di riposo infrasettimanale».

Da non sottovalutare è il problema della conciliazione tra vita privata e vita lavorativa, sempre più difficile soprattutto per chi ha figli: tra turni, orari e aperture di sabato e festivi «molte colleghe hanno cambiato professione, preferendo andare a insegnare. La nostra laurea ci consente di farlo».

In questo scenario rimane il problema del contratto rinnovato dopo nove anni durante la pandemia, ma che ancora ha dei limiti «ci si aspettava certamente qualcosa di più. I nostri stipendi di laureati sono tra i più bassi d’Europa. Non siamo ancora riconosciuti come sanitari e di fatto, il livello Q2, stabilito per chi fa i servizi in farmacia, viene riconosciuto in pochissimi casi». Soprattutto tra le nuove generazioni di farmacisti, c’è la volontà di elargire servizi, perché sono mansioni utili per i cittadini e professionalizzanti.

Per quanto riguarda il lavoro del farmacista collaboratore nelle catene di farmacia «superando la contrattazione nazionale, esiste la possibilità di accedere a bonus, incentivi e benefit ma nella nostra esperienza non si sono dimostrate così attrattive per i farmacisti collaboratori».

Per risolvere il problema, conclude Noferi, «riteniamo che si debba partire dal fatto che il farmacista collaboratore deve essere considerato una risorsa per la farmacia. Non un costo, ma l’elemento che può fare la differenza».

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