Intelligenza artificiale: gli italiani fiduciosi sul suo potenziale di applicazione in campo medico

Intelligenza artificiale: gli italiani fiduciosi sul suo potenziale di applicazione in campo medico

Il tema dell’Intelligenza artificiale (AI), a un anno dal lancio di ChatGPT, è sempre più nelle agende politiche e al centro dell’interesse di aziende e cittadini. Molte sono le applicazioni del machine learning già disponibili in diversi settori industriali e dei servizi. Una ricerca di Deloitte, presentata nel corso del recente Innovation Summit a Roma, ha indagato su come l’AI viene percepita in Italia dalle aziende e dai cittadini

Quasi il 60% delle aziende già la utilizza

Interrogati sul loro grado di conoscenza dell’Intelligenza artificiale, gli italiani si suddividono in quattro categorie: i “grandi conoscitori” (17%) sono coloro che affermano di conoscere bene le applicazioni e i prodotti AI, nonché la tecnologia sottostante; il 19% si definirebbe come “grande utilizzatore”, cioè utilizza frequentemente prodotti e servizi AI nella vita quotidiana ed è interessato all’utilizzo di futuri sviluppi nel settore; i “non utilizzatori” sono il 22% e dichiarano uno scarso uso e interesse verso l’AI; il 42%, invece, esprime timore o preoccupazione per i futuri rischi che questa tecnologia pone. Rispetto a quali settori dovrebbero essere considerati prioritari nello sviluppo di nuovi prodotti o servizi, gli italiani ripongono speranze soprattutto in ambito medico (38%). Tra questi il 57% immagina di utilizzarla per monitoraggio dello stato di salute e rilevamento di segnali di attenzione, il 52% pensa che sarà utile alla ricerca farmaceutica-sanitaria, il 47% ipotizza un miglior accesso a servizi di prevenzione o assistenza sanitaria personalizzata, mentre il 41% spera in un supporto alla diagnosi attraverso l’analisi di dati.

Dal lato delle aziende, la maggioranza di quelle intervistate (59%) già oggi utilizza soluzioni di Intelligenza Artificiale. Tra le più comuni troviamo quelle per l’automazione, l’ottimizzazione e la gestione di processi (38%), l’analisi dei dati (16%), l’analisi e la gestione dei rischi (15%). Meno frequenti l’uso di chatbot (13%), l’impiego per la formazione dei dipendenti (8%) e le applicazioni per la produzione di testo e/o immagini, usate solo dal 3% delle aziende nonostante il grande clamore mediatico di cui sono state protagoniste negli ultimi mesi.

Per quanto riguarda gli investimenti in AI, oltre il 40% delle aziende italiane dichiara che li aumenterà nei prossimi tre anni, puntando sull’efficientamento del data management (49%), dello sviluppo prodotti e servizi (45%) e dei sistemi software (41%). Un 10% degli investimenti, invece, potrebbe servire per adeguare il capitale umano, mentre il 5% potrebbe portare a operazioni di M&A quali acquisizioni, joint-venture, partnership e alleanze strategiche.

Tra i benefici che le aziende puntano a ottenere con l’AI, il 45% si aspetta una maggiore efficienza e produttività, mentre il 40% pensa a una riduzione dei costi dell’azienda. Secondo le imprese intervistate, le barriere che ostacolano l’implementazione aziendale di tecnologie AI sono: la mancanza di conoscenze e competenze tecniche (40%), l’incompatibilità tecnologica con i sistemi attuali (37%) e la carenza di adeguate risorse finanziarie (31%), che nel caso delle aziende del Sud arriva al 47%.

Intervistate sugli ambiti di applicazione dell’AI per la sostenibilità ambientale, le aziende dimostrano di essere particolarmente interessate a soluzioni che riguardano l’efficienza energetica (70%), la riduzione dell’inquinamento (57%), l’economia circolare (41%) e la prevenzione delle calamità naturali tramite strumenti predittivi (22%). L’impiego dell’AI secondo il 20% potrebbe servire allo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili, mentre l’8% ne sottolinea il potenziale nella protezione della biodiversità.

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