Lutto nel mondo della farmacia per la morte di Alberto Ambreck, storico farmacista e presidente Federfarma

Lutto nel mondo della farmacia per la morte di Alberto Ambreck, storico farmacista e presidente Federfarma

Si è spento martedì 28 novembre, all’età di 94 anni, Alberto Ambreck (nella foto), titolare per oltre sessanta anni della storica farmacia milanese in Via Stradivari e Presidente di Federfarma Milano dal 1973 al 1997, di Federfarma Lombardia dal 1980 al 1994 e di Federfarma nazionale dal 1987 al 1992.

In un comunicato stampa Federfarma Lombardia ha diffuso il messaggio di cordoglio di Annarosa Racca, Presidente di Federfarma Milano, Monza Brianza e Lodi e di Federfarma Lombardia: «A nome di tutti i farmacisti milanesi e lombardi, porgo le più sentite condoglianze alla famiglia di Alberto Ambreck, amico e stimato collega che, per tanti anni, ha guidato con encomiabile capacità e lungimiranza l’Associazione provinciale, regionale e nazionale dei titolari di farmacia. Grande uomo, grandissimo sindacalista e imprenditore, è stato pioniere e visionario di una professione in continuo divenire, con la sua presenza e partecipazione sempre in prima linea. Ricorderemo Alberto con affetto e immensa riconoscenza per l’impegno che così a lungo ha profuso per Federfarma e per i cittadini milanesi, contribuendo con la sua opera a valorizzare il ruolo delle farmacie e ad alimentare la fiducia nella figura del farmacista di comunità».

Ne dà notizia anche Il Corriere della Sera che ripubblica un’intervista del 2014 in cui lo storico farmacista raccontava al giornale milanese: «Al tempo questa era periferia della città. Noi eravamo sfollati a Cuggiono e ogni giorno io venivo a Milano con mio papà, in treno. Frequentavo il Carducci. Ci sono ricordi, del tempo di guerra, che cerco di dimenticare, da tutta la vita. Come piazzale Loreto, la dimostrazione di quanto l’umanità possa essere perversa oltre ad ogni immaginazione. Ma ho anche assistito a momenti di grande gioia, come la manifestazione per la liberazione di Trieste, quando un’intera città sfilò da corso Buenos Aires a Porta Vittoria».

Una carriera, quella di farmacista, che Ambreck non pensava di seguire, ma che poi è diventata una missione: «Nel ‘53 ero assistente universitario a Pavia, avevo già firmato con un collega farmacologo un contratto per aprire un laboratorio di microbiologia all’estero. Quando lo stato di salute di mio padre peggiorò, dovetti prendere il suo posto». Secondo quello che Ambreck aveva dichiarato al Corriere nel 2014 «La farmacia non poteva essere solo un distributore di medicinali. Una casa farmaceutica ci invitò a Basilea per ascoltare un sociologo dei consumi. Disegnò con decenni di anticipo lo scenario di oggi: con i consumatori sempre più anziani e sempre più poveri».

Più volte presidente di Federfarma provinciale, regionale e nazionale, i suoi colleghi della storica farmacia ricordano il suo impegno e la sua voglia di innovare: «Si era battuto, tra le altre cose, perché sulle scatole delle medicine fossero riportate le indicazioni in braille. Aveva la forza di guardare sempre al domani. Fino all’ultimo ci chiedeva: “Cosa mi proponete di nuovo? Cosa possiamo inventarci?”».

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