Salute dei figli, è ancora la donna ad occuparsene

Salute dei figli, è ancora la donna ad occuparsene

Negli ultimi anni è emerso da numerose ricerche che la donna è il caregiver della famiglia, cioè è lei ad occuparsi sia della cura dei figli sia di quella degli anziani. Anche in farmacia la maggior parte degli accessi è donna.

E se lentamente le abitudini di cura parentale delle famiglie italiane stanno cambiando e anche i padri stanno cominciando a occuparsi concretamente dei figli, per quanto riguarda la salute, è ancora la mamma nella maggior parte dei casi a occuparsene in modo esclusivo.

Solo nel 35% delle famiglie italiane tutti e due i genitori si occupano della salute dei figli. Su questo tema si incentra l’ultima indagine dell’Osservatorio Sanità di UniSalute, che insieme a Nomisma ha interrogato un campione rappresentativo della popolazione nazionale.

Pediatra di famiglia punto di riferimento

La cura dei figli in Italia resta ancora una responsabilità prevalentemente materna: il 91% delle madri interrogate da UniSalute, infatti, dice di occuparsi attivamente – da sole o insieme al partner – della salute dei figli, ad esempio contattando il medico e pianificando i vari controlli. Solo il 45% dei padri, al contrario, dice di gestire questo ambito della vita familiare. Nel complesso, in appena il 35% delle famiglie questa responsabilità è condivisa da entrambi i genitori, con un’evidente disparità di genere che fa gravare questo compito soprattutto sulle donne.

Indipendentemente da chi nello specifico si occupi di questo aspetto, in caso di malattia dei figli il pediatra di libera scelta resta il punto di riferimento, con il 56% che vi si rivolge sempre (30%) o spesso (26%). Circa una famiglia su tre (32%) si rivolge però almeno qualche volta a un pediatra privato. L’indagine non prende in considerazione il ruolo delle farmacie.

Tre, in particolare, sono i fattori che spingono le famiglie a ricorrere a uno specialista privato per la salute dei propri figli: i tempi di attesa più brevi, citati dal 34% del campione, la maggior facilità di contatto con il medico, indicata dal 32% degli intervistati, e infine la possibilità di svolgere le visite a domicilio (31%). Non a caso, proprio la scarsa disponibilità per visite a domicilio è il principale limite che le famiglie riscontrano nel rapporto col pediatra di libera scelta (citato dal 54% del campione), seguito dalla mancanza di disponibilità a svolgere visite nel weekend (51%) e dalle difficoltà a contattare il pediatra e a prenotare i controlli (36%).

Infine, secondo il sondaggio si preferisce passare dalla sanità privata anche per alcuni controlli più specialistici: nell’ultimo anno, ad esempio, solo una famiglia su cinque (20%) ha fatto svolgere ai figli una visita oculistica con il servizio pubblico.

 

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