Speranza firma i contratti per dare il via alle Case di comunità

Speranza firma i contratti per dare il via alle Case di comunità

Il ministro della Salute Roberto Speranza (nella foto) ha firmato i contratti istituzionali di sviluppo con tutte le Regioni e le Province Autonome per dare il via alle Case di comunità.

Il messaggio del Ministro, affidato ai social, mette in luce che sono stati firmati «con 30 giorni di anticipo rispetto alla milestone europea del Pnrr. Sono 6.000 progetti per costruire il Servizio sanitario nazionale del futuro.

Nasceranno 1.350 case di comunità, aperte fino a 24 ore al giorno, e 400 ospedali di comunità. Così la sanità sarà più vicina ai bisogni delle persone».

Un’assistenza sanitaria di prossimità

Si tratta del primo passo per la realizzazione le Case di Comunità, previste dalla missione 6 del Pnrr: la pandemia da Covid-19 ha confermato il valore universale della salute, la sua natura di bene pubblico fondamentale e la rilevanza macroeconomica dei servizi sanitari pubblici. Nel complesso il Ssn presenta esiti sanitari adeguati, un’elevata speranza di vita alla nascita nonostante la spesa sanitaria sul Pil risulti inferiore rispetto alla media Ue.

Le Case di comunità sono nuove strutture sociosanitarie che entreranno a fare parte dei Servizi sanitari regionali: saranno distribuite in modo capillare, per esempio, sul territorio lombardo, e costituiranno un punto di riferimento continuativo per i cittadini, che potranno accedere gratuitamente alle prestazioni sanitarie erogate. L’investimento ha l’obiettivo di offrire assistenza sanitaria di prossimità ai residenti, assicurando il servizio principalmente alla popolazione più anziana, riducendo così il numero delle ospedalizzazioni anche non urgenti. In questo modo le cure sanitarie sul territorio saranno coordinate in modo efficiente e rapido per rispondere ai bisogni dei cittadini.

La Casa della comunità sarà una struttura fisica, polivalente e multidisciplinare, in cui opereranno un team di medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, medici specialistici, infermieri di comunità e altri professionisti della salute. Potrà ospitare anche assistenti sociali. La loro presenza rafforzerà il ruolo dei servizi sociali territoriali, nonché una maggiore integrazione con la componente sanitaria assistenziale. Questi opereranno in raccordo anche con la rete delle farmacie territoriali.

Le Case costituiranno il punto di riferimento continuativo per la popolazione: sarà possibile trovare un punto unico di accesso, accoglienza, informazione e orientamento del cittadino, operante in stretto contatto con le Centrali operative territoriali (Cot). In queste strutture è prevista la presenza di aree prelievi e vaccinazioni, cure primarie e continuità assistenziale, un’area di ambulatori specialistici, un’area dei programmi di prevenzione e di promozione della salute, attività consultoriali, oltre all’area servizi sociali del Comune.

L’investimento prevede l’attivazione di 1.288 Case della comunità sul territorio nazionale entro la metà del 2026: si potranno utilizzare sia strutture già esistenti sia nuove. Il costo complessivo dell’investimento è stimato in due miliardi di euro. Entro il primo trimestre del 2022 c’è stata, come da calendario, la definizione di uno strumento di programmazione negoziata che vedrà il ministero della Salute, anche attraverso i suoi enti vigilati, come autorità responsabile per l’implementazione e il coinvolgimento delle amministrazioni regionali e di tutti gli altri enti interessati.

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