L’intervista a Stefano Fatelli, AD di Difa Cooper

L’intervista a Stefano Fatelli, AD di Difa Cooper

Nella nostra rubrica PharmaForFuture di Febbraio l’intervista a Stefano Fatelli (nella foto sotto), Amministratore Delegato di Difa Cooper, realtà italiana leader in dermatologia del gruppo CANTABRIA LABS, azienda privata di healthcare con una forte vocazione in dermatologia.

Che ruolo ha la sostenibilità nel vostro modello aziendale?

Per noi è un tema cruciale. Non si tratta di una dichiarazione di intenti, ma di uno stile di vita, un processo continuo e quotidiano che ha l’obiettivo di cambiare i comportamenti e di costruire progetti concreti.

Nella vita dell’impresa, nell’interazione tra dipendenti, fornitori, governance, agiamo perché qualcosa cambi tutti i giorni. Cerchiamo strumenti di lavoro, acquistiamo nuovi prodotti, implementiamo nuovi processi per diventare sempre più sostenibili. Siamo piuttosto scrupolosi, anche nelle piccole cose, faccio un esempio: quando abbiamo deciso di sostituire la plastica con le borracce, abbiamo cercato prodotti che fossero riciclabili, perché anche per le borracce si pone un tema di smaltimento.

Noi siamo un’azienda famigliare, il nostro progetto si basa su una strategia di lungo periodo. Dopo di noi ci saranno i nostri figli e i loro figli, non azionisti e investitori, il domani è per forza di cose il centro della nostra visione.

 

Quali azioni avete già intrapreso in questa direzione?

Abbiamo eliminato la plastica dalla vita aziendale, è stato un processo enorme e capillare, dalle bottiglie che utilizziamo, ai detersivi per le pulizie.  Stiamo lavorando per trasformare tutti i packaging dei nostri prodotti, eliminare il cellophane e sviluppare materiali che non siano trattati con vernici chimiche. Stiamo inoltre eliminando tutti i foglietti illustrativi, un’azione di grande impatto, considerato che noi produciamo 100 milioni di foglietti illustrativi ogni anno.

La nostra azienda è già una fabbrica certificata a impatto zero dal governo spagnolo, perché facciamo in modo di riequilibrare e compensare il livello di inquinamento che generiamo nella produzione.  Abbiamo costruito la nostra sede in Cantabria, nel Nord della Spagna, in un grande bosco e intorno a una fonte termale di acqua calda che ci consente un ciclo di riscaldamento con pochissimo utilizzo di energia.

Inoltre mi fa piacere dire che Cantabria Labs Difa Cooper ha conseguito anche nel 2019 la certificazione di Great Place to Work, un riconoscimento importante ai valori su cui l’azienda ha costruito le sue fondamenta: rispetto, vicinanza, entusiasmo, empatia, sicurezza e condivisione, per permettere ad ogni collaboratore di realizzarsi nel proprio lavoro, supportato da un ambiente positivo e incoraggiante

 

E quali sono gli obiettivi che vi siete dati?

Si tratta di un sistema di apprendimento così complesso che abbiamo fatto in modo di dare a ogni dipendente un obiettivo di sostenibilità nel suo campo. Per far davvero atterrare un progetto devi dare a ognuno la possibilità di investire del tempo e trovare le soluzioni: implica un lavoro. Ci sono mille aziende che portano mille alternative ma io sono convinto che le persone siano sempre più avanti delle aziende. Ci stiamo lavorando, e poi sistematizzeremo tutte le proposte. In questo percorso, abbiamo creato un “comitato centrale” che è costituito da ragazzi sotto i 30 anni che si stanno occupando di cercare tutti gli errori in azienda. Dobbiamo capire dove possiamo migliorare e loro hanno il compito di sollevare i problemi, da come gestiamo le stampanti alle bottiglie di sapone che utilizziamo. Questi “picchettatori” sono tutti giovani perché, nella transizione verso un mondo più sostenibile, c’è sicuramente un elemento generazionale forte.

 

Nella sfida verso la sostenibilità, quali sono gli ostacoli principali nel vostro settore?

Il mondo intorno a noi si sta organizzando. Però si tratta di un percorso in cui non siamo tutti ancora pronti nello stesso momento, quindi per esempio non sempre chi desidera sostituire materiali e ingredienti trova un sistema in grado di risolvere tutti i passaggi. E poi c’è naturalmente un discorso di fondo non sempre prescindibile: noi siamo un’azienda farmaceutica e la chimica è spesso insostituibile e talvolta in contrapposizione con un mondo green. Quindi l’obiettivo della nostra filiera diventa quello di sostituire la chimica quando è possibile ma allo stesso tempo di rendere la chimica più sostenibile.

 

Come immagina il futuro?

Non ho una riposta, però sono sicuro che quello che oggi ci sembra di aver conquistato non sarà nulla rispetto ai traguardi del futuro. Quindi direi che sì, ho una visione ottimista, siamo animali che ci adattiamo all’evoluzione e miglioreremo tutti, sia chi lo vuole che chi non lo vuole.

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