L’intervista ad Andrea Riva, amministratore delegato di Neo Apotek

L’intervista ad Andrea Riva, amministratore delegato di Neo Apotek

Quali trasformazioni avvenute nel 2021 nel mondo della farmacia ci porteremo nell’anno nuovo?

Di certo ancora per un po’ di tempo il tema dei tamponi ci farà compagnia, per quanto dipenderà dall’andamento della pandemia, ma si tratta di un fenomeno destinato a durare almeno per i primi mesi del 2022. Una trasformazione sicuramente positiva acquisita nel corso del 2021 è l’accreditamento del settore come presidio di servizio sul territorio, un ruolo che gli è stato riconosciuto da cittadini e istituzioni, grazie alla resilienza e alla flessibilità che la farmacia ha dimostrato durante tutta l’emergenza Covid. Si tratta di dare continuità a questa percezione.

Quali altri cambiamenti non ancora in atto vede all’orizzonte?

Io credo fortemente nell’opportunità di investire in maniera concreta e seria nell’omnicanalità: se ne sente parlare molto ma per ora l’online della farmacia è molto spostato sull’e-commerce e poco sui servizi, un’area a grandissima potenzialità. Nel prossimo futuro dovremo puntare su assistenza, prenotazioni, nuovi servizi: questo è il vero online da sfruttare.

 Secondo lei, quali saranno i driver che porteranno le persone in farmacia quando usciremo dalla pandemia?

Dal mio punto di vista non cambieranno molto rispetto a oggi. Una parte del processo di cambiamento si è già compiuta: una fetta dei consumi si è trasferita nel delivery in tutti i settori, dal food alla salute. Sicuramente un passo in avanti sarà rappresentato dalla telemedicina, ma comunque il driver che porterà le persone in farmacia sarà sempre la professionalità, quindi è importante concentrare gli sforzi nella professionalità delle persone e aumentare la qualità dei servizi. Una professionalità che tra l’altro i farmacisti hanno dimostrato sempre e ancora di più in questi due anni di pandemia: sono loro le prime persone a cui i cittadini si rivolgono quando hanno problematiche di salute. Bisogna continuare su questa strada e accreditarsi sempre di più come luogo di consiglio e dispensazione di servizi. Quindi in due parole i driver saranno la professionalità e la credibilità del team che lavora in farmacia.

Prossimità: dove si collocherà la farmacia nella nuova organizzazione territoriale della sanità?

Il modello delle Case di comunità è già presente in Spagna dove medici di base sono riuniti in una piccola clinica territoriale. E quello che abbiamo potuto verificare è che non funzionano solo le farmacie che sono collocate vicino alle cliniche.  Le Case di comunità serviranno per accentrare a livello logistico una serie di servizi ma la ricetta è dematerializzata e non è detto che i cittadini si rivolgano alla prima farmacia disponibile vicino alle case. Ci sarà un vantaggio geografico per alcuni ma non percepisco uno stravolgimento drastico e in generale io la vedo come un’opportunità, con la possibilità di coinvolgere attivamente i player privati per poter migliorare il servizio verso il cittadino. Esistono strutture potenzialmente pronte a diventare Case di Comunità: farmacie in cui il farmacista in una grande struttura già riceve specialisti e medici di base. Sarà necessaria una cooperazione con strutture private per poter mettere a terra i progetti. Non la immagino come una rivoluzione copernicana ma come un’opportunità da sfruttare insieme in cui la sanità pubblica è affiancata da privati che possono collaborare per lo sviluppo del settore.

Nuovi servizi e nuovi scenari. Di quali competenze ha bisogno la farmacia e i farmacisti?

Le competenze rimangono le stesse e rimane importante investire sull’aggiornamento e la formazione a 360 gradi. Cura per il dettaglio, aggiornamento continuo sulle terapie, nuove modalità di erogazione, bisogna studiare sempre. Noi come azienda investiamo tantissimo sulla formazione dei nostri farmacisti, abbiamo lanciato un’Academy dedicata. L’accelerazione che è stata impressa dalla pandemia sui nuovi servizi è un’opportunità che va sfruttata: la farmacia si è fatta riconoscere come un presidio capillare sul territorio che ha funzionato sempre bene e come luogo di erogazione di servizi evitando di accentrarli in strutture statali. Bisogna investire in questa riconoscibilità sul territorio: ci sono tante cose da fare, la farmacia può rappresentare un hub di prenotazione visite, infermieri, può diventare un punto di prelievo. Il grande vantaggio è che la farmacia è competente e capillare.

I consumatori si dimostrano sempre più attenti alla sostenibilità: quali sono le risposte che deve dare la farmacia?

C’è tantissimo da fare e lo dico da amministratore delegato di un’azienda benefit, ma per occuparsi di sostenibilità in modo strutturato bisogna avere dei piani e una struttura aziendale articolata. Per una singola farmacia è complesso, ci sono investimenti importanti che una singola farmacia non riesce a fare. Il vantaggio di fare parte di un network permette di mettere in campo azioni e programmi: noi stiamo per esempio lavorando a un’area pilota di deblisterizzazione del farmaco, ma è un processo che richiede macchinari costosissimi. Faccio una parentesi: al netto del Covid, nel mercato della farmacia c’è un cambiamento epocale in atto che offre moltissime opportunità di sviluppo che dobbiamo essere capaci di cogliere. Fare rete, costruire gruppi che muovano capitali può consentire di investire capitali e risorse in emersione di progetti, in formazione, in nuovi spazi, e questo genera valore. Per una farmacia da sola è tutto più difficile perché alcuni servizi e progetti, compresi quelli legati alla sostenibilità, diventano facilmente realizzabili solo su larga scala.

Farmacie in Europa e nel mondo: quali sono le esperienze e le prassi che vorrebbe importare in Italia?

Parlo dell’area che conosco meglio, che è quella dell’Europa occidentale: la storia ci sta insegnando che il modello anglosassone del drugstore non funziona, e di questo hanno preso consapevolezza anche le farmacie degli Stati Uniti dove si sta passando al modello delle full clinic. E questo è ancora più vero nel nostro Paese, dove il percepito della farmacia è decisamente più elevato.

Quale sarà la parola chiave per la farmacia nel 2022?

Multicanalità o omnicanalità. Vedremo nel tempo come sarà la reale messa a terra di queste due parole, però intanto iniziamo, questa è la direzione.

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